Pagine

domenica 12 febbraio 2012

Fa udire i sordi e fa parlare i muti -Mc 7, 31-37


Fa udire i sordi e fa parlare i muti - Mc 7, 31-37


In quel tempo, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».



Ieri il Vangelo ci ha presentato una donna siro-fenicia, pagana. I ‘segni’ che accompagnavano Gesù l'hanno ‘chiamata’; ella ha saputo di Gesù, ha ascoltato l'annuncio e questo ha provocato in lei la fede, la quale, come ci dice S. Paolo, viene dalla predicazione (Rom. 10,17). Si è sentita trafiggere il cuore, ed è corsa al Dio della Vita, pure se aveva avuto solo ‘briciole’ di annuncio, solo quello per sentito dire, perché era pagana. Ma il vedere Gesù l'ha resa audace, trasportata dall’amore per la figlia che l’ha condotta sino all'Amore più grande che si fa per noi oggi Pane di Vita. Molto cammino ha percorso questa madre, scendendo i gradini dell'umiltà, tra il disprezzo dei "figli" d'Israele e l’infermità della figlia, considerata da tutti immonda.


Oggi il Vangelo ci propone un altro ‘segno’. Marco ha come riferimento il profeta Isaia ove diceva che il Messia avrebbe fatto udire i sordi, parlare i muti e vedere i ciechi. Nel racconto di oggi siamo in piena terra della Decapoli, quindi terra pagana, lontana dal culto ebraico al tempo di Gesù, il quale si era spostato per sfuggire alle minacce di morte della sua gente.

Gesù guarisce il sordomuto. Egli è il prototipo dell’uomo pagano che non può ‘annunciare’ il vangelo perché non può ascoltarlo. Quindi Gesù utilizza questo mezzo, questo segno, per giungere agli ‘ascoltatori’. E’ chiaro che in Marco non si tratta mai di racconto storico, ma ‘teologico’ diremmo: l’uomo guarito, capace di ascoltare e parlare.

La prima voce che il ‘sordomuto’ ha potuto ascoltare è stata quella di Gesù. "Effatà", "Apriti", una parola creatrice, la Parola di Dio.

“Gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua”. Al tempo si pensava che la saliva avesse qualcosa di terapeutico, fosse medicamentosa - (non c’erano altre cose a cui pensare) - e poi gli ‘tocca’ la lingua. E ci risiamo: Gesù che ‘tocca’ una persona considerata impura e si ‘sporca’ di impurità legale.

Ormai Marco il discorso l’ha fatto entrare anche nei nostri orecchi: Gesù tocca e risana, dà la possibilità di ascoltare e annunciare.

Come possiamo attualizzare per noi questo messaggio? – pregandolo di imporgli la mano” Anche noi possiamo stendere le mani al nostro fratello in atteggiamento di accoglienza e di misericordia, possiamo decodificare i suoi bisogni perché possa uscire fuori dai suoi ‘impantanamenti’ in cui tutti talvolta incorriamo.

Se ascoltiamo con amore parleremo con amore; se si ascolta Cristo si parlerà come Cristo; se ci accorgeremo dell’altro, ci accorgeremo di Cristo e daremo Lui a piene mani.


Cari saluti. Sr. Ivana

I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli (Mc 7,24-30)





Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,24-30)I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

Parola del Signore

E’ una donna che da pagana si fa credente, il contrario della prima lettura che ci presenta Salomone che da credente segue poi gli idoli pagani, la dea Astarte ecc. dei della natura e della fecondità naturale molto più tangibili del Dio di Abramo. Sono gli errori della vita che succedono quando si sbaglia il bersaglio, a chi affidare il proprio cuore. Succede così quando si perde di vista il Dio della vita.

Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ai confini del Libano attuale. Siamo in una località pagana ed è proprio qui che Gesù troverà accoglienza. Marco ci dice come Dio si fa presente nella fede di una donna che ha sentito unicamente parlare del Signore. E libera la figlia che è legata da uno spirito impuro, da una forza che non viene da Dio, e che le toglie la possibilità di vivere pienamente la sua vita, una malattia o che altro possa essere stato.

Gesù risponde alla donna che lo implora secondo il linguaggio ebraico: i pagani erano chiamati ‘cani’, si intendeva con questo termine la gente fuori della cerchia di Israele. Gesù lo utilizza non per umiliare la donna, anzi qui è Marco che mette in bocca a Gesù questo modo di esprimersi per far capire che quelli che erano ritenuti ‘i pagani’ sono in realtà quelli che si accorgono della presenza efficace di Gesù Signore.

‘Briciole’ come a dire: “Anche se non conosciamo il Dio di Mosè, conosciamo il Tuo modo di agire, l’agire di Dio, il Dio della vita che rinnova le cose.

Chiedo questa capacità di rinnovarmi, di non assuefarmi nelle cose religiose che possono fissarmi in atteggiamenti sbagliati, a seguire un ‘dio’ comodo e facile, ma di accogliere in pienezza le cose che Dio ci vuole donare, cioè la forza, l’energia che proviene da Lui, fonte di Vita, anche quando conduce per sentieri impervi.
Cari saluti - Sr. Ivana