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mercoledì 25 gennaio 2012

ESSERE TRASFORMATI IN CRISTO




Stalcio da un sussidio per la preghiera per l'Unità dei cristiani - della diocesi di Verona - Cari saluti. sr. Ivana


PREGHIERE PER L’UNITÀ E PER ESSERE TRASFORMATI IN CRISTO


C: Uniti in Cristo che ci dona la vittoria, preghiamo Dio:

T: Per grazia tua, trasformaci.


C: Per la Chiesa, corpo di Cristo, affinché possiamo vivere veramente l’unità che riceviamo mediante lo Spirito Santo, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.
C: Per i responsabili delle nostre chiese, affinché possano restare fedeli all’unità a cui tutti i cristiani sono chiamati, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.

C: Per le nazioni del mondo, affinché possano vivere reciprocamente in pace e promuovere la giustizia per tutti, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.
C: Per ogni persona, affinché possa essere attenta custode della terra, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.

C: Per le persone delle nostre società, affinché possano essere trasformate per vivere come amorevoli vicini che si prendono cura gli uni degli altri, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.


C: Per quanti sono ammalati e soffrono, affinché possano essere trasformati dalla tua presenza di guarigione, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.


C: Per tutte le famiglie, affinché nelle loro vicissitudini e nelle loro gioie, possano trovare una risposta nel tuo amore, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.

C: Per i moribondi, affinché possano essere confortati dalla tua presenza, Dio, nostra forza:

T: Per grazia tua, trasformaci.

C: Signore, vieni in mezzo a noi e donaci unità e pace.

T: Amen.


Preghiera di impegno

C: Ricordiamo ciò che l’apostolo Paolo scrive nella prima Lettera ai Corinzi:
“Rendiamo grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così, fratelli miei, siate saldi, incrollabili. Impegnatevi sempre più nell’opera del Signore, sapendo che, grazie al Signore, il vostro lavoro non va perduto” (1 Cor 15, 57-58).




Sia lode al Signore, che ci guida all’unità! Padre, dedichiamo questa Settimana di preghiera per rendere salda la nostra unità in Cristo. Egli ha sconfitto la morte, e ci ha chiamati ad una nuova vita nello Spirito. Per questo chiediamo:


C: Trasformati da Cristo, colui che serve,

T: Inviaci e, insieme, andremo.


C: Trasformati dalla paziente attesa del Signore,

T: Inviaci e, insieme, andremo.


C: Trasformati dal Servo sofferente,

T: Inviaci e, insieme, andremo.


C: Trasformati dalla vittoria del Signore sul male,

T: Inviaci e, insieme, andremo.


C: Trasformati dalla pace del Signore risorto,

T: Inviaci e, insieme, andremo.


C: Trasformati dall’amore misericordioso di Dio,

T: Inviaci e, insieme, andremo.


C: Trasformati dal buon Pastore,

T: Inviaci e, insieme, andremo.


C: Uniti nel Regno di Cristo,

T: Inviaci e, insieme, andremo.

Satana è finito-Mc 3,22-30




+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,22-30)
Satana è finito.


In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

Parola del Signore

Abbiamo visto nel Vangelo di sabato come i familiari di Gesù lo hanno chiamato “matto” – fuori di sé – perché si era messo contro i capi di Gerusalemme, contro il tempio, contro la sinagoga, contro i luoghi più santi della tradizione ebraica perché voleva portare l’uomo ad un culto verso il Padre “in spirito e verità”, lasciando il culto legalistico, fatto di osservanza alle leggi.

Nel brano di oggi gli scribi e i farisei vedono questo come una minaccia al loro potere perché le folle stanno veramente abbandonando il vecchio insegnamento e stanno seguendo Gesù. Allora c’è solo un modo per far fuori una persona: non possono ancora ucciderlo perché il tempo non è ancora venuto, ma si può farlo fuori, pensano, a livello morale e psicologico cioè con la calunnia. Quindi questi scribi vengono giù da Gerusalemme non tanto per accertare la verità, quanto per condannare Gesù. La condanna per loro è già stata decretata: attribuiscono al demonio ciò che è evidente opera di Dio.

Demoni ce n’erano circa 150, nelle loro culture. Gli scribi attribuiscono l’opera di Gesù al capo dei demoni che per loro è Belzebul.

Baal Zebul era in origine il nome di un’antica divinità siriana; significa probabilmente ‘signore della casa o del tempio'. Nel secondo libro dei Re (2Re 1,2), con un gioco di parole, si ridicolarizza questa falsa divinità chiamandola Baal Zebub, cioè dio delle mosche ( che viaggiavano sul letame). Per gli scribi è come a dire: “State attenti che Gesù guarisce con la potenza del signore del letame e vi infetta ancora di più”. Ragionamento perverso. Sono veramente incalliti nei loro propositi. E’ questo che è imperdonabile. La cecità volontaria davanti alla Luce!


Gesù non se la prende e porta prima un ragionamento logico: Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito

E poi un insegnamento: In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».


Su Gesù era sceso lo Spirito Santo, in forma simbolica di colomba, nel battesimo al Giordano. Su di Lui, loro dicono invece, è sceso uno spirito impuro: dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

Questo è l’unico peccato che non viene perdonato perché porta alla impenitenza finale. Vengono perdonate fragilità, bestemmie…, ma quando si sconvolge la verità, si dimostra un tale ‘incistamento’ nel male che si diventa impenetrabili al perdono.


Marco si schiera qui contro il culto ufficiale perché era un culto opprimente. Dio non vuole gente ‘oppressa. Scribi e farisei si sentono minacciati e calunniano Gesù.


E’ da stare attenti anche noi perché il parlare male degli altri, la diffamazione talvolta rivela i nostri malesseri interiori, le nostre minacce oscure, lede la dignità della persona e va contro Dio stesso che è il Dio della compassione.


Bisogna avere occhi limpidi e orecchi ben aperti, essere liberi dai propri pregiudizi di sapienza umana e religiosa, per vedere con chiarezza il mistero del Regno nella realtà così ambigua che ci sta davanti: allora, nella debolezza e nella stoltezza della croce, rivelata solo ai piccoli e agli umili, riusciamo a scorgere la potenza e la sapienza di Dio. Diversamente pensiamo che Dio sia « pazzo » e noi restiamo nel regno del male, di casa con Satana.

Il vero criterio di appartenenza alla famiglia di Gesù (vv. 33-35 di Marco “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?) è questo: non sono « i sapienti, gli scribi, i sottili di questo mondo » (cf.r. Cor 1, 20) i veri familiari di Dio, ma sono nella sua casa e costituiscono la sua chiesa coloro che sanno « stare con lui» e compiere la sua volontà », seguendo lo stesso cammino che Lui ha percorso.

Domenica scorsa abbiamo sentito il Vangelo della chiamata dei dodici apostoli, cioè della Chiesa, a stare con Lui. A questa chiamata cerchiamo di essere aperti nella nostra esperienza quotidiana e nell’accoglienza reciproca di ogni domanda di vita e di Dio

Cari saluti  Sr .Ivana

Tu sei il Figlio di Dio!-Mc 3,7-12

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,7-12)



Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.


In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Parola del Signore

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Marco continua a ritmare la sua ‘catechesi’ ai suoi interlocutori essenzialmente di origine pagana. E’ interessante che con molti dei suoi discepoli si ritirò verso il mare.

Dalla Giudea e da Gerusalemme andò da lui una grande folla dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne.

Sono tutte città pagane! Nel tempio sacro di Gerusalemme si potrebbe dire che “ha fatto un mezzo fallimento” tanto che stanno complottando di Lui. Da parte invece delle città pagane, dei luoghi limitrofi, qualcosa sta succedendo. L’annuncio è accolto non nel cuore di Gerusalemme avvinghiata al suo ‘potere’ sia pur religioso, ma in questa periferia che sente il bisogno dell’annuncio di misericordia del Signore perché sente una Parola che è veramente diversa, che presenta il vero Volto del Padre. Queste comunità pagane sono le prime che dimostrano sensibilità all’annuncio evangelico di Gesù.

Interessante il riferimento alla barca che nel linguaggio di Marco è sempre un po’ l’emblema della ‘chiesa’, della nuova comunità dove lui si sta impegnando a portare l’annuncio evangelico; i discepoli sono invitati, chiamati a salire su questa ‘barca’ perché comincino ad essere imitatori di quanto il Maestro aveva insegnato.

Colpisce ancora, in questi tratti di Marco, che: “Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!” Non si tratta dei ‘demonietti’ come noi ce li rappresentiamo, in questo caso sono tutte le persone che Gesù, col suo messaggio, ha liberato. Cioè sono persone che sono riuscite a fare il grande salto dalla legge mosaica alla legge dell’amore. Infatti questi ‘demonietti’ cosa dicono?

Tu sei il figlio di Dio!”hanno riconosciuto il grande messaggio. Persone liberate dalla schiavitù ( ecco il senso dell’impurità) che diventano capaci di riconoscere il Volto di Cristo. Egli è il Figlio di Dio - non è più detto il figlio di David - sono persone che hanno capito l’agire diverso di Gesù.

Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. Qui ci si riferisce al cosiddetto “segreto messianico” che, negli studi teologoci che si stanno facendo, chiede di essere denominato forse in altra maniera perché sia più esplicito quanto significa: si tratta dello svelamento del Suo mistero, insito nella Sua Persona, che procede per gradi. Dio si svela a chi ha il cuore disposto ad accoglierlo. Anche a noi che ogni giorno attingiamo alla Sua Parola e piano piano ci impegniamo a migliorare noi stessi, ad assumere un atteggiamento e comportamento come il Suo che rivela l’agire del Padre, atteggiamenti e sentimenti di compassione, di misericordia e di bontà che il Signore ci ha lasciato come patrimonio del suo cammino in mezzo a noi: ecco i miracoli, ecco i segni, ecco i gesti Suoi.

Cari saluti. Sr. Ivana

Alzati, vieni qui in mezzo!-Mc 3,1-6




VANGELO

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,1-6) È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Parola del Signore



È sabato, Gesù va in Sinagoga di Cafarnao. Lì trova un uomo con una mano inaridita, ma anche i farisei pronti ad accusarlo se guarisce quell’uomo in quel giorno: ancora una volta la disputa riguarda l’osservanza del riposo del sabato. La casistica, infatti, prevedeva la possibilità di curare solo persone in grave necessità, in pericolo di vita: non certo, dunque, un uomo con una semplice paralisi.
Tutto parte da Gesù: questa volta non gli viene chiesto di guarire, né di esprimere una sua opinione, ma, di sua iniziativa, invita l’ammalato ad alzarsi e a mettersi in mezzo all’assemblea.


La domanda che Gesù pone ai farisei suona ai loro orecchi molto provocatoria, ma questi non prendono posizione. Se a tutti è evidente che in nessun giorno è permesso fare del male, uccidere…, rimane da scoprire se in giorno di sabato sia permesso fare del bene, salvare una vita. Di sabato, infatti, vi sono azioni buone che sono vietate perché comportano un lavoro e, non essendo urgenti, possono essere compiute il giorno dopo. Ora, apparentemente, la guarigione di quest’uomo con la mano inaridita sembra rientrare in quest’ultima categoria di casi. Eppure il Signore insiste nel volerlo guarire di sabato, anche se questo decreta la sua condanna a morte. Perché Gesù agisce così?

Perché la legge del rispettare il sabato con tutte le sottoleggine era per loro il più grande “comandamento” perché 'anche Dio si era riposato nel sabato’. Ma era evidente la spietatezza della legge sabbatica come la intendevano scribi e farisei, i quali privilegiavano in modo assoluto il ritualismo della legge. Ma questo ritualismo, quando smette di stare a servizio dell’uomo e di Dio, diventa incompatibile col vangelo, quella buona notizia che Gesù in persona sta annunciando. Purtroppo, frutto di questa incompatibilità sarà l’incipiente complotto dei capi religiosi, per eliminare Gesù.

Il problema di fondo in tutto questo contrasto è la relazione tra la novità del vangelo e le vecchie istituzioni mosaiche affette da sclerosi terminale. E’ un problema che va prendendo rilievo nelle discussioni di tutti i tratti di Vangelo letti in questi ultimi giorni.

  • Prima ci fu il gesto di Gesù che perdonò i peccati al paralitico della sinagoga di Cafarnao,
  • poi l’avvicinarsi di Gesù ai peccatori, come il pubblicano Levi,
  • in seguito la questione del digiuno,
  • ora quella del sabato.


Questa serie di polemiche rispecchia le situazioni della vita del Signore, ma anche i conflitti sulle stesse questioni della Chiesa nascente con l’ebraismo di allora.

Si discuteva la validità o la decadenza della legge mosaica come mediazione per la salvezza dell’uomo. Questo tema ha appassionato tanto san Paolo, che doveva continuamente confrontarsi con i «giudaizzanti », zelanti nel far applicare la legge mosaica ai pagani convertiti al cristianesimo.

Molte volte l’apostolo Paolo ha affermato che Cristo è venuto a liberare l’uomo dalla schiavitù della legge mosaica e della vecchia alleanza.

E’ venuto per restituirci la libertà dei figli di Dio. Questi siamo noi quando ci lasciamo guidare dalla fede e dalla legge dello Spirito che dà la vita in Gesù Cristo, siamo noi quando al centro della nostra giornata c’è Lui e il servizio al fratello.

· Gesù invita l’ammalato ad alzarsi e a mettersi in mezzo all’assemblea. Questo è ciò che mi colpisce. Pensiamo che in mezzo alla sinagoga c’èrano le pergamene, i libri sacri in apposite teche. E che fa Gesù? Mette in mezzo l’uomo da guarire. Non la legge, Dio astratto, ma l’uomo, gloria di Dio vivente.

A questo punto possiamo e dobbiamo chiederci se il nostro agire, come singoli e come Comunità, è animato da questa passione per la vita dell’uomo o se, invece, il nostro cuore rimane duro e insensibile davanti a situazioni di schiavitù, di mancanza di vita e di pace, presenti nel nostro quotidiano.
È necessario mettere a fuoco l’esigenza di promuovere un’adeguata cultura della legalità, al di là di ogni prospettiva puramente formale. L’illegalità, infatti, è nemica della pace. Questo per le grandi questioni, ma anche per le piccole e quotidiane scelte del nostro vivere.



Cari saluti. Sr. Ivana




Alzati è il verbo della resurrezione-Mc 2,1-12



Il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.


+ Dal Vangelo secondo Marco
(Mc 2,1-12)


Gesù entrò di nuovo a
Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni
scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: “Alzati, prendi la tua barella e va' a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».


Parola del Signore.


Siamo a Cafarnao, grande città. Gesù sta annunciando il Regno di Dio, in modo così diverso da quanto facevano scribi e farisei- ed egli annunciava loro la Parola.Per loro era soltanto un regno messianico da attendere inteso come potenza politica, economica e strutturale; per Gesù invece il Regno è già attualizzato nella sua presenza, col suo modo d’essere ed egli annunciava loro la Parola- La buona novella annunciata è che Dio si è comunicato nel Volto del Figlio. Per conoscere l’agire del Padre, occorre guardare in modo profondo l’agire del Figlio. Qui lo vediamo all’interno di un ‘segno’ che avviene a Cafarnao, risanando un paralitico. La paralisi ha una valenza diversa da come la intendiamo noi. Il paralitico era, come il lebbroso, la persona più emarginata, che non poteva nemmeno andare al tempio a pregare perché si pensava che la paralisi fosse unicamente frutto di peccati commessi da parte dell’individuo e, se nasceva già così, peccati commessi dai suoi genitori. Il Talmud disprezza in modo molto profondo queste persone paralitiche.


Un paralitico, sorretto da quattro persone Ma nel testo originario non c’è la parola persone, si dice “da quattro”. (Punto) Si può dunque interpretare. Perché Marco non mette ‘persone’? Perché nel paralitico vede la sorte dell’intera umanità. Quattro sono i punti cardinali e quando questi vengono citati nell’ebraico, vogliono indicare l’umanità intera. Quindi ciò che è sotto la cappa del peccato è l’intera umanità che è rappresentata proprio da questo paralitico. Agli occhi di Marco quindi si tratta non della paralisi di un singolo, ma collettiva, nella realtà di un popolo che si rifiuta di accogliere il Logos, la Parola ed egli annunciava loro la Parola. Per abolire la mentalità del tempo Gesù prima guarisce dal peccato e manifesta la sua potenza, è il Dio che perdona - Figlio, ti sono perdonati i peccati.

Ma scribi e farisei cominciarono ad irritarsi perché soltanto Dio può rimettere i peccati. A Gesù interessa manifestare il volto della misericordia del Padre. Quindi “rimette i peccati” che non sono quelli personali, ma dell’intera collettività; è l’intera società che pecca quando rifiuta un rapporto di accoglienza nei confronti dei fratelli. Il peccato è una realtà che blocca il cammino non soltanto del singolo, ma del contesto sociale.


Àlzati, prendi la tua barella e cammina Questo ALZATI è importante, è il verbo della resurrezione, il verbo riferito a Cristo. L’uomo risorge quando risorge nel suo interno, quando abbandona una condizione spirituale legata unicamente a delle pratiche di pietà superate e si china invece con misericordia verso i fratelli. Quando una persona ha scoperto il volto della carità, della misericordia è una persona risorta assieme a Cristo.

Facciamo attenzione alle nostre ‘paralisi’ dello spirito. Per guarire ci sono varie strade, ma in particolare

- calare gli altri verso il Signore, compiere le opere di misericordia, assumere atteggiamenti di un cuore aperto, dilatato verso i fratelli

- conoscere il Volto di Gesù che non è venuto per condannare ma per sanare, per dare vita e forza alla vita.

E’ questa la nostra missione: mostrare il Volto di Gesù, amante della vita.



Cari saluti. Sr. Ivana



Natale è un evento che dà forza alla mia vita







E’ un testo pasquale che ci propone il Tempo liturgico del Natale. Le nostre chiese sorelle orientali chiamano il Natale ‘pasqua del natale di nostro Signore’ e nelle loro icone della natività rappresentano la culla come un sepolcro e le fasce bianche che avvolgono Gesù: tutti simboli della resurrezione già presenti nella natività. Infatti è la Pasqua che illunina anche l’evento del Natale.


Il primo giorno della settimana, è detto nel testo evangelico, cioè siamo nel mattino della domenica di Pasqua e l’evangelista Giovanni fa una differenza tra Maria, la Madre di Gesù e Maria di Magdala.
La Madre di Gesù nei testi di Giovanni appare sotto la croce e poi non se ne parla più, perché ormai Lei segue il Vivente, che ha donato il suo Spirito; ‘emise lo spirito’ significa appunto non la morte ma il dono della vita alla sua Chiesa.
Invece Maria di Magdala è ancora in cerca di un cadavere, di un morto per imbalsamarlo, di mettere gli unguenti d’uso alla salma di Gesù.
Il Signore che seguo è veramente il Vivente, è colui che dà vita alla mia esistenza? che dà vita alla mia storia, così com'è?
Se il Natale è un evento che dà forza alla mia vita, allora lo sto vivendo. Le letture dell'Avvento alcune volte parlavano di 'ricuperare le forze', 'ridare forza allo sfiduciato'.
"Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette". Questo verbo "credette" è espresso nella forma originale in un tempo che continua... che tradotto per noi può significare e cominciò a credere". L'adesione personale a Dio prevede un cammino, c'è un "cominciare" a credere, a seguire.
L'uomo comincia a credere, comincia a muoversi in questa realtà tenebrosa che è la morte, la sofferenza, l'indigenza, la nostalgia dell'Essere. Poi comincia a dare il suo assenso, molto timido, al Signore, a mettersi nel discepolato. Quante volte ci moviamo ancora dentro il nostro sepolcro... Non crediamoci dei credenti 'arrivati', ma muoviamo degli umili passi verso il Risorto! Lasciamoci condurre dallo Spirito per seguire Colui che è il Vivente.
Allora l'augurio che ancora ci scambiamo, mentre leggiamo queste cose di Dio, è che la Vergine Santa ci aiuti a vivere questo Tempo di Natale con tutta la forza e la luce che illumina la nostra esistenza.
Cari saluti. Sr. Ivana

Gesù opera per restituire a ciascuno di noi la capacità di servire -Mc 1,29-39

Gesù guarì molti che erano afflitti da varie malattie.

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,29-39)


In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
+ la descrizione di alcuni demoni
(Il demone dell'orgoglio )
Il demone dell'orgoglio


Il demone dell' orgoglio spinge l'anima tanto da farla cadere dalla cima più elevata, la convince a non riconoscere Dio come aiuto, ma a credere che sia lei stessa la causa delle proprie buone azioni e la spinge a guardare i fratelli dall' alto in basso, come se fossero ignoranti e sciocchi. Dopo l'orgoglio vengono l'ira e la tristezza, poi, come male estremo, il turbamento dello spirito, la pazzia e le visioni di un gran numero di demoni sospesi nell' aria.24

L'orgoglio è anche il più pericoloso dei vizi: l'orgoglioso si ritiene Dio e nega, quindi, la propria umanità: ciò lo conduce lontano dalla realtà, in un mondo apparente, nel quale si gonfia sempre di più, per finire nella confusione spirituale. L'orgoglio è ciò che C.G. Jung definisce "inflazione": ci si gonfia con contenuti dell' inconscio e così si perde sempre di più il senso della realtà; si pensa di essere un grande riformatore, un profeta o un santo. Si negano le proprie ombre e si viene invasi dal proprio inconscio senza accorgersene. Secondo Jung, tale atteggiamento conduce alla perdita dell' equilibrio interiore, alla dissoluzione della personalità.25 In tal modo è appropriato parlare di demoni, quando si tratta del pericolo dell' orgoglio, perché l'orgoglioso cade del tutto in potere di tali demoni e, identificandosi con gli archetipi dell'inconscio, viene posseduto in piena regola. Per questo motivo, proprio in relazione all'orgoglio i monaci parlano di confusione o addirittura di perdita dello spirito.26

Gli otto vizi e i demoni corrispondenti mettono in pericolo l'uomo in modo crescente. Mentre le tre pulsioni fondamentali sono relativamente facili da tenere a bada, è oggettivamente più difficile con i tre stati d'animo. Da un uomo adulto ci si aspetta che domini le pulsioni fondamentali tanto da non danneggiare la propria personalità. Certo, qui si dà un più o un meno. Dato che le pulsioni svolgono una funzione positiva, non si tratta di annullarle, ma piuttosto di integrarle in maniera ordinata. Nel confronto con i tre stati d'animo, tuttavia, si tratta di integrare la propria ombra. All'inizio si devono ammettere le esigenze e i desideri, perché, in quanto emozioni negative, non arrivino a occupare l'anima sottraendosi a ogni controllo. Poi, nella lotta contro la tristezza e l'apatia, ne va in realtà del confronto con l'inconscio, ma soprattutto dell'integrazione dell' anima, della parte femminile dell' anima che, quando viene rimossa, nell'uomo si manifesta sotto forma di cattivo umore. Sia secondo Jung che secondo Evagrio, questo confronto si compie quando si è a metà della vita e si presenta oggettivamente più difficile del dominio delle pulsioni. Nella battaglia contro la vanagloria e contro l'orgoglio ne va della sincerità verso se stessi e della relazione a Dio. Se si usa la terminologia di Jung, si tratta della questione se l'Io fa posto al Sé, o se l'Io cerca di possedere i contenuti dell'inconscio e in questo modo di arricchirsi, o se si apre e si consegna al numinoso, che incontra soprattutto nell'archetipo di Dio.
Espressa nel linguaggio religioso, si tratta della questione se io voglio sfruttare Dio e gli uomini a mio vantaggio, o se voglio servire Dio e gli uomini, se sono pronto a lasciar andare i miei ideali e le mie immagini di Dio e a consegnarmi al vero Dio, ad affidarmi al suo amore.

24. Evagrius Ponticus, op. cit., PG 40, 14.
25, C.G. Jung, Gesammelte Werke, Bd. Il, Rascher, Zlirich 1963, p. 104 (C.G. Jung, Opere, vol. Il: Psicologia e religione, Boringhieri, Torino 1979); cfr. anche A. Orlin, Das Wesell des Stolzes, "Erbe und Auftrag", 55 (1979), pp. 365s.
26 Cfr. Apophtegma 37, in Apophtegmata patruml, cit.


(Tratto da: Anselm Grun - Per vincere il male - Ed. San Paolo, pagg. 51-53)
 Mi sembra tanto azzeccato questo commento di padre Lino Pedron perchè ci introduce un po' sulla lettura generale del Vangelo di Marco che leggeremo nel corso dell'anno.


Cari saluti- Sr. Ivana
Commento su Marco 1,29-39
padre Lino Pedron 
Mercoledì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (15/01/2003)
Vangelo: Mc 1,29-39   
La guarigione della suocera di Pietro ci presenta il miracolo del servizio. Può sembrare un miracolo insignificante. Ma i miracoli non sono spettacoli di potenza, ma segni della misericordia di Dio. In questo racconto la piccolezza del segno è tutta a vantaggio della grandezza del significato. Un miracolo più straordinario avrebbe attirato la nostra attenzione a scapito di ciò di cui è segno.
Con questo piccolissimo segno l'evangelista ci dà il significato di tutti i miracoli: sono delle guarigioni che Gesù opera per restituire a ciascuno di noi la capacità di servire, che è la nostra somiglianza con Dio.
Il miracolo che Gesù è venuto a compiere in terra è la capacità di amare, cioè di servire. Chi ama serve, serve gratuitamente, serve continuamente, serve tutti indistintamente.
Noi siamo raffigurati nella suocera di Pietro: incapaci di servire, costretti a farci servire o a servirci degli altri. Il contatto con Gesù ci rende come lui, che è venuto per servire (Mc 10,45).
Il servizio è la guarigione dalla febbre mortale dell'uomo: l'egoismo, che lo uccide come immagine di Dio che è amore. L'egoismo si esprime nel servirsi degli altri, che porta all'asservimento reciproco; l'amore si realizza nel servire, che porta alla libertà dell'altro. Solo nel servizio reciproco saremo tutti finalmente liberi: "Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo" (Gal 6,3).
Il fatto che Gesù non lascia parlare i demoni è un aspetto importante del vangelo. Egli vuol farci capire che una conoscenza di Dio, prima di vederlo in croce, è diabolica: non capiremmo né il nostro male né il suo amore. Sarebbe la solita presentazione di un Dio creato dalla nostra testa. Voltaire ha scritto: "Dio ha creato l'uomo a sua immagine, e l'uomo ha creato Dio a sua immagine".
La giornata tipo di Gesù si conclude con una preghiera notturna, che dà inizio alla nuova attività. Per lui la contemplazione è insieme termine e sorgente dell'azione, fine di ciò che ha fatto e principio di ciò che sta per fare.
L'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, è totalmente se stesso quando sta davanti a Dio. Per questo il fine di ogni apostolato è insegnare a stare davanti a Dio e a pregare il vero Dio nel modo giusto. Dal vero rapporto con Dio nasce di conseguenza il vero rapporto con sé, con gli altri e con le cose.
Il cristiano prega soprattutto per ringraziare Dio che gli dà tutto, per amarlo, per conoscerlo meglio e vivere così nella gioia, nell'amore e nella verità.
La preghiera non serve per ricevere qualcosa, ma per diventare Qualcuno: per diventare come il Dio che preghiamo, per essere perfetti come è perfetto il Padre nostro che è nei cieli (cfr Mt 5,48).
La preghiera è il punto di arrivo di ogni realtà cristiana perché è l'approdo in Dio.
"Andiamocene altrove". L'entusiasmo delle folle e la popolarità condizionano l'agire umano e impediscono la vera libertà. Chi vuole a tutti i costi suscitare applausi non riesce ad evitare i compromessi.
Gesù scarta le immagini false che la gente si fa del suo ruolo di guaritore. Egli taglia corto riguardo all'entusiasmo popolare.
Proprio perché Gesù sa sottrarsi ai primi frutti della sua missione, questa può estendersi per tutta la Galilea.






 

Come uno che ha autorità'-Mc 1,21-28




Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,21-28)
Gesù insegnava come uno che ha autorità


In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore


Una premessa di tipo culturale nel linguaggio evangelico è che bisogna intuire il senso del termine ‘demonio’ in S. Marco, infatti egli ha ben 5 tipi di ‘demoni’nei suoi riferimenti. Tutti i Vangeli sono stati scritti in greco, invece l’Antico Testamento era scritto in ebraico. Quando S. Girolamo è andato a Gerusalemme, mandato dal Papa Damaso, per tradurre la Bibbia in latino, la ‘Vulgata’, si scontrò con dei termini veramente difficili, per esempio tutti i nomi del mondo della mitologia (sirene, centauri, arpie…) S. Girolamo ha tradotto questo universo di nomi con ‘deimos’, da cui ci deriva ‘demonio’, ma si intuisce che con questo termine egli significava una miriade di ‘oggetti’ legati a questi miti, a questi animali mitologici, a queste entità.

In questo caso, siamo a Cafarnao, che sarà il domicilio di Gesù; era una enorme città, posta al crocevia tra il nord e il sud e collegava la Siria con l’Egitto;ospitava pure una legione romana. Era quindi un posto di grande passaggio. Ecco perché Gesù va proprio lì a predicare, ad annunciare il Vangelo. Va nella sinagoga (termine che significa ‘convocare insieme’, che era il loro luogo di culto. E comincia ad insegnare ‘come uno che ha autorità’, e non come i loro scribi. Perché gli scribi insegnavano unicamente ripetendo a memoria i concetti degli antichi rabbini, e li citavano per nome. Invece Gesù insegna una cosa nuova. Ed ecco che emerge fuori questo ‘demonio’ che è dentro alla sinagoga, ma è detto ‘nella loro sinagoga’:

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro.

Nella loro….il luogo di culto di prima.

E si chiedevano: Sei venuto a rovinarci? – Chi è che si sente minacciato?

Chi è questo demone? E' il culto ebraico, i sommi sacerdoti, gli scribi, i farisei… che si sentono minacciati da questa dottrina che Gesù sta impartendo. Allora non è un demonio come noi lo intendiamo, ma il ‘demonio’ è tutto ciò che si oppone a questa nuova dottrina. E’ la parte religiosa refrattaria al nuovo insegnamento di Gesù, questo è il ‘demonio’ in questo caso, è la parte religiosa del tempo. Non è una realtà che subentra, ma una resistenza che avviene nel cammino verso Dio refrattario al messaggio nuovo che Gesù sta portando: non più l’obbedienza alla legge, ma l’obbedienza all’Amore del Padre.

Questa proposta sconvolge il sinedrio, sconvolge l’istituzione religiosa. ‘Che centri con noi, perché vieni a rovinarci'?- Per Gesù non sarà stato facile: andava ad intaccare la loro mentalità.


Se raccolgo l’insegnamento: “come uno che ha autorità” viene spontaneo pensare all’avvertimento: “attenzione ai falsi maestri”.

Essi possono essere esterni, ma molto spesso possono essere gli interni. Il falso maestro per eccellenza dall’interno è l’autocentralismo, è il fatto di diventare noi metro di misura delle cose. Questo è il peggiore demonio che ci possa essere perché non sono più disposta ad uscire da me stessa, per confrontarmi, per dialogare, per ascoltare, ma il metro di misura sono io, che decreto ciò che è bene e ciò che è male. Questo demonio bisogna saper dominare, riconoscere, gestire! Se io mi pongo in cammino con il Signore, cerco di allontanare questa tendenza che abbiamo connaturale che è il nostro narcisismo. Questo tipo di demoni sono molto pericolosi perché ci fanno estranei a noi stessi.

Voglia il Signore che noi siamo coscienti di quello che noi siamo, che rinasciamo sempre da acqua e Spirito e ci mettiamo sempre alla sequela di Gesù che ha sempre cose nuove da dirci.

Cari saluti. Sr. Ivana

Rendete diritta la via del Signore-Gv 1,19-28

Dopo di me verrà uno che è prima di me.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,19-28)

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore



Innanzitutto di fronte a questo vangelo mi sono chiesta: “Come mai ancora il discorso sulla figura del Battista che più volte abbiamo incontrato prima del Natale? Poi ho visto il contesto: si tratta del secondo pezzo del Prologo di S. Giovanni, per cui è un contesto importantissimo e viene descritta la funzione del Battista.


Sappiamo che a Gerusalemme nessuna cosa della vita cultuale poteva essere fatta senza il permesso, il timbro dei sacerdoti, dei leviti, degli scribi e farisei. Quindi qualunque cosa uscisse da questa ottica era vista con enorme sospetto. Ecco perchè mandano al Battista una delegazione per sapere perché battezzava senza avere l’autorizzazione da parte delle autorità religiose del tempo. Erano appunto i sacerdoti, la casta più alta di discendenza di Aronne; poi i leviti della tribù di Levi che avevano la funzione di sorvegliare nel tempio per cui avevano la funzione di arrestare il Battista anche.


La domanda importante «Tu, chi sei?».

· Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo» 5 parole

“Non sono” – Viene in mente “Io sono Colui che sono” Era la formula della presentazione di Iahvè nell’Antico Testamento.

· «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?»

«Non lo sono» 3 parole

Elia era visto come quello che avrebbe preparato la via al Messia. C’èra quella comprensione che quando il Messia sarebbe arrivato sarebbe stato preceduto da Elia, quindi se fosse stato tale personaggio significava che era giunto il tempo messianico.

· «Sei tu il profeta?» Si pensava in particolare a Geremia, ma il Battista rispose in modo repertorio: «No» 1 parola


Ed esse, queste caste, tirano un respiro di sollievo perchè se fosse veramente arrivato il Messia, o Elia, o un profeta voleva dire che la classe sacerdotale sarebbe stata abolita, poichè il Messia avrebbe fatto a meno di ministri, di addetti al culto, quindi essi avrebbero potuto ancora esercitare la loro funzione che non era certo di servizio al popolo, bensì di oppressione con le loro leggi inventare unicamente dagli uomini, come dirà S. Paolo.

«Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?»

E la risposta molto forte e significativa:


«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».


Ma Isaia non dice così, egli dice: “Preparate la via del Signore”!


E’ diverso perché Isaia aveva tutto un lavoro da fare: preparare

Ma a rendere distorta questa via è proprio la classe del sinedrio del tempo, sono proprio queste autorità che, anziché rendere facile il culto al Signore e rendere il rapporto con Dio disponibile ed immediato, lo hanno complicato.


Il rapporto con Dio non va complicato, va semplificato. “Vi lascio un comandamento nuovo: che vi amiate…”