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mercoledì 13 luglio 2011

Vediamo quello che dicono i Santi sull’angelo custode.





Vediamo quello che dicono i Santi sull’angelo custode.
di Padre Ángel Peña
Vediamo quello che dicono i Santi sull’angelo custode.
San Bernardo (1090-1153) nella Regola ricorda ai suoi monaci che quando recitano l’Ufficio divino, lo facciano alla presenza di Dio e degli angeli. In un altro passo dice: «Siamo devoti e riconoscenti a questi custodi così esimi, sappiamo corrispondere al loro amore, onoriamoli per quanto possiamo e come siamo in dovere di fare… Siamo come fratelli più piccoli, e ci resta da percorrere un cammino lungo e pericoloso, ma non dobbiamo temere nulla perché siamo sotto la protezione di custodi così eccelsi. Essi, che ci guidano nel nostro cammino, non possono essere né vinti né ingannati, e ancor meno possono ingannarci. Sono fedeli, prudenti, e potenti. Perché spaventarci? Basta che li seguiamo e che rimaniamo uniti ad essi e così vivremo all’ombra dell’Onnipotente» (Sermone 12).
La Beata Angela da Foligno (1250-1309) era una donna molto bella, ricca e nobile, con un bel matrimonio e una bella famigliari di sette figli. Uno dopo l’altro morirono il suo sposo e i sette figli, ed ella, a quarant’anni, decise di dedicarsi totalmente al Signore, dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri. Fu una santa mistica, che ricevette le stimmate e giunse al matrimonio spirituale con estasi frequenti. Rimase dodici anni senza mangiare né bere: riceveva solo la Comunione.
Nel suo libro “ Visioni e istruzioni” parla della visione frequente degli angeli. Dice: «Se non l’avessi provato, non avrei creduto che la vista degli angeli fosse capace di conferire tanta gioia».
Santa Gertrude (+ 1334) racconta che un giorno si sentì ispirata a offrire la Comunione in onore dei nove cori degli angeli. Dio le permise di vedere quanto felici e riconoscenti fossero per questo atto di amore verso di loro. Non avrebbe mai potuto neppure sognare di poter dare loro tanta gioia.
Santa Giovanna d’Arco (1412-1431), l’eroina francese, quando le chiesero il suo giudizio sugli angeli, rispose: «Molte volte li ho visti tra la gente».
Santa Francesca Romana (1384-1440) ebbe la grazia di avere sempre vicino a sé il suo angelo custode per 34 anni. Lo vedeva di notte e di giorno. L’angelo irradiava una luce celestiale che illuminava l’abitazione affinché potesse recitare di notte l’Ufficio divino e accudire ai mestieri di casa. Lo vedeva alla sua destra sia che stesse in casa, in chiesa o per la via. Se qualcuno faceva qualcosa di cattivo in sua presenza, si copriva il volto con le mani. Era così intensa la luce che irradiava che non lo poteva guardare direttamente in fronte se non quando pregava, quando era tentata dai demoni o quando parlava del suo celeste protettore col suo confessore.
Aveva la figura di un bambino di dieci anni, coperto da un abito bianco o tunica che gli giungeva fino alle caviglie, lasciando scoperti solo i piedi nudi; il suo volto guardava il cielo e le mani erano incrociate sul petto e i capelli sparsi sulla spalla in riccioli d’oro.
San Francesco Saverio (1506-1552) scriveva in una lettera ai suoi fratelli di Goa: «Ho riposto la mia fiducia in Gesù Cristo, nella Vergine Maria e nei nove cori degli angeli, fra i quali ho eletto come protettore e campione della Chiesa militante san Michele; e non mi aspetto poco dall’arcangelo, alla cui cura si è affidato questo gran regno del Giappone. Ogni giorno mi raccomando a lui e a tutti gli angeli custodi dei Giapponesi». Era molto devoto al suo angelo, e sempre si raccomandava a lui.
Santa Teresa di Gesù (1515-1582) ebbe molte visioni di angeli. Racconta: «Vidi un angelo vicino a me in forma corporea, che sempre vedo con grande stupore… Non era grande, ma piccolo, molto bello, il viso così acceso che pareva venisse dagli angeli molto elevati, quelli che paiono avvolti di fiamme, di quelli che chiamano cherubini … Gli vedevo nelle mani un dardo d’oro spesso e al termine del metallo, mi sembrava avesse un po’ di fuoco. Mi pareva che me lo introducesse alcune volte nel cuore e che giungesse fino al ventre; quando lo levava mi sembrava che mi traesse tutta con sé e mi lasciasse totalmente infiammata di grande amore per Dio» (Vita 29, 13).
San Francesco de Sales (1567-1622) prima di tenere un sermone, passava in rassegna tutti i suoi ascoltatori, e chiedeva ai loro angeli che disponessero in modo opportuno le loro anime ad ascoltare le sue parole. A questo fatto attribuiva la grande efficacia delle sue prediche per convertire i peccatori.
Santa Margherita Maria de Alacoque (1647-1690) scrive nella sua “Autobiografia”: «Correva voce che io godessi spesso della presenza del mio angelo custode e che spesso lui mi rimproverasse … Non poteva tollerare la minima immodestia o mancanza di rispetto in presenza del mio Signore sacramentato, davanti al quale lo vedevo prostrato al suolo e voleva che anch’io facessi lo stesso … Lo trovo sempre disponibile ad assistermi nelle necessità e non mi ha mai rifiutato nulla di quanto gli ho chiesto … Un giorno Gesù mi disse: Figlia mia, non affliggerti, perché voglio darti un custode fedele che ti accompagni ovunque e ti assista in tutte le tue necessità esteriori ed interiori, impedendo che il tuo nemico approfitti delle tue mancanze in cui crede di averti fatto cadere per le sue suggestioni … Questa grazia mi comunica una tal forza che mi sembra di non dover temere nulla, poiché questo custode fedele della mia anima mi assiste con tanto amore che mi libera da tutte queste pene … Quando il Signore mi visitava, non vedevo più il mio angelo. Gliene chiesi il motivo, e mi disse che, per tutto quel tempo, egli rimaneva prostrato con profondo rispetto, per rendere omaggio alla grandezza infinita del Signore che si abbassava fino alla mia piccolezza; ed in effetti lo vedevo così ogniqualvolta il mio Sposo divino mi elargiva le sue amorose tenerezze» (Memoria alla M. Saumaise).
La Venerabile Anna Catalina Emmerick (1774-1824) dice: «Il mio angelo mi accompagna spesso; alcune volte cammina davanti a me; altre volte al mio fianco. E’ sempre silenzioso e calmo e accompagna le sue brevi risposte con qualche movimento della mano o con qualche inclinazione della testa. E’ luminoso e trasparente; a volte è severo ovvero amorevole. I suoi capelli sono lisci, sciolti e mandano riflessi. Ha il capo scoperto e veste un ampio abito, splendente come oro. Parlo in confidenza con lui e mi dà istruzioni. Al suo fianco sento una gioia celestiale… In certi casi ho visto angeli sopra regioni e città, intenti a proteggerle e a difenderle».
Santa Michela del Santissimo Sacramento (1809-1865) dice nella sua “Autobiografia”: «Adoperare gli angeli per me è un fatto comune e quotidiano. Quando ho bisogno di chiamare una persona, mando l’angelo e successivamente questa giunge, sia essa a me nota o sconosciuta. Di giorno, di notte, di buon’ora o tardi ho chiamato in questo modo il mio segretario che viveva assai lontano, e sempre l’angelo me lo ha portato. Mai mi ha deluso e molti giorni, per casi imprevisti, ho chiamato la stessa persona anche tre volte ed è sempre venuta. Desiderosa di sapere in qual modo mi facessero questo servizio, tutti mi dicevano sempre la stessa cosa, che avevano sentito un’inquietudine. Tutti entravano da me dicendo: Mi ha chiamato attraverso un angelo? Non mi ha lasciato in pace finché non sono venuto. Per questo a tutte le persone che frequento dico che usino gli angeli come faccio io».
Sant’Antonio Maria Claret (1807-1870) scrive nella sua “Autobiografia” che il 21 settembre 1839, giunto a Marsiglia per imbarcarsi verso Roma, gli si presentò un cavaliere che «fu con me così fine, così amabile, così interessato a me in quei cinque giorni, che pareva che un grande Signore lo avesse inviato a me per assistermi con ogni cura. Pareva più un angelo che un uomo: così modesto, così allegro e al tempo stesso così pacato, così pio e devoto, che mi conduceva sempre nelle chiese, una cosa che mi piaceva molto. Non mi disse mai di entrare in un caffè o in posti simili, né mai lo vidi mangiare o bere». Sarà stato il suo angelo custode? Lo stesso santo ci dice ancora che durante le molte persecuzioni subite dai suoi nemici, esperimentò visibilmente la protezione della Santissima Vergine e degli angeli e santi. «La Santissima Vergine e i suoi angeli mi accompagnarono in cammini sconosciuti, mi liberarono dai ladroni e dagli assassini e mi condussero in porto sicuro senza saper come» (c.31).
Santa Caterina Labouré (1806-1876) ebbe la fortuna di vedere il suo angelo sotto forma di un bambino, che la destò nella notte del 18 luglio 1830. Era bellissimo, vestito di bianco, e parlava con voce celestiale. Le disse: «Vai alla cappella, perché lì ti attende la beata Vergine Maria; io ti accompagno». Si veste rapidamente e segue l’angelo verso la cappella. Al suo passaggio, le lampade si accendono automaticamente e le porte si aprono. Giunti sul luogo, la cappella era già illuminata. Quando Maria appare, ella si rifugia nel suo grembo e avverte una gioia che viene dal cielo. Maria, fra le altre cose, le dice, indicandole il tabernacolo, che, se avrà dei problemi, ricorra a Gesù Sacramentato.
San Giovanni Bosco (1815-1888) diceva ai suoi giovani: «L’angelo custode ha molto più desiderio di aiutarvi di quanto voi ne abbiate nell’essere aiutati da lui … In ogni afflizione accorrete a lui con fiducia ed egli vi aiuterà». Nella sua “Autobiografia” parla del fatto straordinario di un cane che gli apparve per trent’anni senza che mai lo vedesse mangiare. Aveva l’aspetto di un lupo, era alto un metro e il santo lo chiamava Grigio. Lo salvò dalla morte in diverse circostanze: Don Bosco riteneva si trattasse del suo angelo custode. Dice ad esempio: «Una sera buia e ormai molto inoltrata, tornavo a casa solo e con non poca paura, quando vedo vicino a me un grosso cane che a prima vista mi spaventò. Però non mi minacciava con atteggiamenti ostili, anzi mi faceva moine come se io fossi il suo padrone. Entrammo subito in ottimo rapporto e mi accompagnò fino all’oratorio. Lo stesso fatto si ripeté molte altre volte, cosicché posso dire che Grigio mi ha fornito servigi importanti … Non ho mai conosciuto il suo padrone, ma per me fu una vera provvidenza in molti pericoli che incontrai».
Santa Gemma Galgani (1878-1903) scrive nel suo diario: «Gesù non mi lascia stare sola un istante, senza che io sia sempre in compagnia con il mio angelo custode … L’angelo, dal momento in cui mi alzavo, cominciava a svolgere la funzione di mio maestro e guida: mi riprendeva sempre quando facevo qualcosa di male e mi insegnava a parlare poco». A volte, l’angelo la minacciava di non farsi più vedere se non avesse obbedito al confessore in tutto. Richiamava la sua attenzione la sua attenzione quando faceva male qualcosa e la correggeva costantemente perché fosse perfetta in tutto. In certe occasioni, stabiliva delle norme: «Chi ama Gesù, parla poco e sopporta molto. Obbedisce puntualmente al confessore in tutto senza replicare. Quando commetti qualche sbaglio, fai subito atto di accusa e chiedi scusa. Ricordati di trattenere i tuoi occhi e pensa che l’occhio mortificato vedrà le meraviglie del cielo» (28 luglio1900).
Per molti giorni, quando si svegliava al mattino, lo trovava al suo fianco mentre l’aiutava, la benediceva prima di sparire alla sua vista. Spesso le indicava che «il cammino più rapido e più sicuro [per arrivare a Gesù] è quello dell’obbedienza» (9 agosto1900). Un giorno le disse: «Sarò la tua guida e il tuo compagno inseparabile».
L’angelo le dettava le lettere: «Molto presto scriverò a M. Giuseppa, ma devo aspettare che venga l’angelo custode e me la detti, perché io non so cosa dirle» . Scriveva al suo direttore: «Dopo la sua partenza sono rimasta con i miei amati angeli, però solo il suo e il mio si lasciavano vedere. Il suo ha imparato a fare ciò che faceva lei. Al mattino viene a svegliarmi e per la notte mi dà la sua benedizione… Il mio angelo mi abbracciò e mi baciò molte volte… Mi sollevò dal letto, mi accarezzò teneramente e baciandomi mi diceva: Gesù ti ama molto, amalo anche tu. Mi benedisse e sparì.
Dopo il pranzo mi sentii male; allora l’angelo mi porse una tazza di caffè, cui aggiunse alcune gocce di un liquido bianco. Era così saporoso che subito mi sentii guarita. Poi mi fece riposare un poco. Molte volte lo invio a chiedere permesso a Gesù perché resti in mia compagnia tutta la notte; va a chiederlo e ritorna, e non mi abbandona, se Gesù lo autorizza, fino al mattino seguente» (20 agosto 1900).
L’angelo le faceva da infermiere e le portava le lettere alla posta. «La presente, - scrive al suo direttore, padre Germano di santo Stanislao-, la consegno al suo angelo custode che mi ha promesso di dargliela; faccia altrettanto e risparmi qualche centesimo… Venerdì mattina spedii una lettera tramite il suo angelo custode, che mi promise di portargliela, cosicché suppongo che l’avrà ricevuta». La prese lui stesso con le sue mani. A volte giungevano a destinazione in bocca ad un passerotto, così come lo vide il suo direttore, che scrive: «Ella incaricava il suo angelo da parte del Signore, la Santissima Vergine e i suoi santi protettori, inoltrando lettere chiuse e sigillate da loro con l’incarico di riportarle la risposta, che in effetti giungeva… Quante volte, mentre parlavo con lei, le chiedevo se il suo angelo fosse al suo posto per farle da guardia. Gemma volgeva con incantevole disinvoltura il suo sguardo verso il luogo solito e rimaneva estasiata in contemplazione e fuori dai sensi per tutto il tempo in cui lo fissava».
Suor Maddalena della Croce, che morì santamente il 30 novembre 1919, dall’età di cinque anni incominciò a vedere il suo angelo custode, un arcangelo che Dio le aveva destinato per sua guida. Scrisse un diario in cui trascrisse tutte le conversazioni con Gesù, Maria e il suo angelo custode. Racconta: «Vedo il mio angelo spesso, a volte lo mando dai miei figli spirituali e gli chiedo che mi aiuti. E’ un angelo molto bello, con una capigliatura d’oro… A volte sorride dolcemente, specie quando gli affido un incarico per i miei figli spirituali… Nessun sacerdote dovrebbe trascurare di salutare l’angelo della sua chiesa, della parrocchia a cui appartiene. Le grazie che può ricevere sono grandi, però raramente gliele chiedono, e così raramente si ricevono… Ogni diocesi, ogni regno, ogni ordine religioso ha il suo proprio angelo».
Santa Faustina Kowalska (1905-1939) scrive nel suo “Diario”: «Il mio angelo mi accompagnò nel viaggio fino a Varsavia. Quando entrammo nella portineria [del convento] sparì… Di nuovo quando partimmo con il treno da Varsavia fino a Cracovia, lo vidi nuovamente al mio fianco. Quando giungemmo alla porta del convento sparì» (I, 202).
«Durante il tragitto vidi che sopra ogni chiesa che si incontrava nel viaggio c’era un angelo, però di una lucentezza più tenue di quello dello spirito che mi accompagnava. Ognuno degli spiriti che custodiva i sacri edifici si inchinava davanti allo spirito che era al mio fianco. Ringraziavo il Signore per la sua bontà, dato che ci regala angeli come compagni. Oh, quanto poco la gente pensa al fatto che tiene sempre al suo fianco un così grande ospite e al tempo stesso testimone di tutto!» (II, 88).
Un giorno, mentre era inferma… «all’improvviso vidi vicino al mio letto un serafino che mi porse la santa Comunione, pronunciando queste parole: Ecco qui il Signore degli angeli. Il fatto si ripeté per tredici giorni … Il serafino era circonfuso di grande splendore e da lui traspariva l’atmosfera divina e l’amore di Dio. Aveva una tunica dorata e sopra di essa portava una cotta trasparente e una stola pure luminosa. Il calice era di cristallo ed era coperto da un velo trasparente. Appena mi diede il Signore sparì» (VI, 55). «Un giorno disse a questo Serafino : “Mi potresti confessare?” Ma egli mi rispose: nessuno spirito celeste ha questo potere» (VI, 56). «Molte volte Gesù mi fa conoscere in modo misterioso che un’anima agonizzante ha bisogno delle mie preghiere, però spesso è il mio Angelo Custode che me lo dice» (II,215).
La Venerabile Consolata Betrone (1903-1946) era una religiosa cappuccina italiana, alla quale Gesù chiese di ripetere costantemente l’atto di amore: “Gesù, Maria, vi amo, salvate anime”. Gesù le diceva: «Non aver paura, pensa solo ad amarmi, io penserò a te in tutte le tue cose fin nei minimi dettagli». A un’amica, Giovanna Compaire, diceva: «Di sera prega il tuo buon angelo custode affinché, mentre tu dormi, egli ami Gesù al tuo posto e ti svegli il mattino seguente ispirandoti l’atto d’amore. Se tu sarai fedele nel pregarlo ogni sera, egli sarà fedele ogni mattino nello svegliarti con un “Gesù, Maria, vi amo, salvate anime».
Il Santo Padre Pio (1887-1968) ha innumerevoli esperienze dirette con il suo angelo custode e raccomandava ai suoi figli spirituali di inviargli il loro angelo quando avevano dei problemi. In una lettera al suo confessore chiama il suo angelo «il piccolo compagno della mia infanzia». A conclusione delle sue lettere soleva scrivere: «Salutami il tuo angelino». Accomiatandosi dai suoi figli spirituali, diceva loro: «Che il tuo angelo ti accompagni». A una delle sue figlie spirituali diceva: «Che amico puoi avere più grande del tuo angelo custode?» Quando giungevano lettere sconosciute per lui, l’angelo le traduceva. Se erano macchiate d’inchiostro e illeggibili (a causa del demonio) l’angelo gli diceva che vi spruzzasse sopra acqua benedetta e tornavano leggibili. Un giorno l’inglese Cecil Humphrey Smith ebbe un incidente e restò gravemente ferito. Un suo amico corse all’ufficio postale e inviò un telegramma a Padre Pio per chiedere orazioni per lui. In quel momento il postino gli consegnò un telegramma di Padre Pio, in cui assicurava le sue preghiere per la sua guarigione. Quando guarì, andò a trovare Padre Pio, lo ringraziò per le sue preghiere e gli chiese come avesse saputo dell’incidente. Padre Pio, dopo un sorriso, disse: «Pensi che gli angeli siano lenti come gli aereoplani?»
Durante la seconda guerra mondiale, una signora disse a Padre Pio che era preoccupata perché non aveva notizie di suo figlio che era al fronte. Padre Pio le disse che gli scrivesse una lettera. Ella rispose che non sapeva dove scrivere. «A questo penserà il tuo angelo custode», le rispose lui. Scrisse la lettera, mettendo sulla busta solo il nome di suo figlio e la lasciò sul suo comodino. Il mattino seguente non era più lì. Dopo quindici giorni ricevette notizie di suo figlio, che rispondeva alla sua lettera. Padre Pio le disse: «Ringrazia di questo servigio il tuo angelo».
Un altro caso molto interessante capitò ad Attilio De Sanctis il 23 dicembre 1949. Doveva andare da Fano a Bologna su una Fiat 1100 con sua moglie e due figli a prendere l’altro figlio Luciano che studiava nel collegio “Pascoli” di Bologna. Al ritorno da Bologna a Fano era molto stanco e percorse 27 chilometri nel sonno. Due mesi dopo questo fatto andò a San Giovanni Rotondo a vedere padre Pio e gli raccontò quanto era accaduto. Padre Pio gli disse: «Tu dormivi, ma il il tuo angelo custode guidava la tua auto».
- «Ma davvero, dice sul serio?»
- «Sì, hai un angelo che ti protegge. Mentre tu dormivi lui guidava l’auto».
Un giorno del 1955 il giovane seminarista francese Jean Derobert andò a far visita a padre Pio a San Giovanni Rotondo. Si confessò da lui e padre Pio, dopo avergli impartito l’assoluzione, gli chiese: «Credi al tuo angelo custode?»
- «Non l’ho mai visto»
- «Guarda bene, è con te ed è molto bello. Lui ti protegge, tu pregalo».
In una lettera inviata a Raffaelina Cerase il 20 aprile 1915 le diceva: «Raffaelina, come mi consola il fatto di sapere che siamo sempre sotto lo sguardo vigile di uno spirito celeste che non ci abbandona mai. Abituati a pensare sempre a lui. Al nostro fianco vi è uno spirito che, dalla culla alla tomba, non ci abbandona un istante, ci guida, ci protegge come un amico e ci consola, specialmente nelle ore della tristezza. Raffaelina, questo buon angelo prega per te, offre a Dio tutte le tue buone opere, i tuoi desideri più santi e più puri. Quando ti sembra di essere sola ed abbandonata, non lamentarti di non avere nessuno a cui confidare i tuoi problemi, non dimenticarti che questo compagno invisibile è presente per ascoltarti e per consolarti. Oh, che felice compagnia!»
Un giorno stava pregando il Rosario alle due e mezza della notte quando fra Alessio Parente gli si avvicinò e gli disse:”C’è una signora che chiede cosa deve fare con tutti i suoi problemi».
- «Lasciami, figlio mio, non vedi che sono molto impegnato?Non vedi tutti questi angeli custodi che vanno e vengono portandomi i messaggi dei miei figli spirituali?»
- «Padre mio, non ho visto neppure un solo angelo custode, ma ci credo, perché non si stanca di ripetere alla gente di inviarle il loro angelo». Fra Alessio scrisse il libriccino su padre Pio intitolato: “Mandami il tuo angelo”.
Il beato Escribà de Balaguer, nel libro “Cammino”, scrive: «Abbi confidenza con il tuo angelo custode. Trattalo come un amico intimo ed egli saprà renderti mille servizi nelle faccende ordinarie di ogni giorno». Aveva molta devozione all’angelo custode e non fu una casualità che il Signore abbia fondato l’Opus Dei per mezzo di questo beato il 2 ottobre 1928, festa degli Angeli Custodi, mentre rintoccavano le campane della chiesa di Nostra Signora degli Angeli di Madrid.
La venerabile suor Monica di Gesù (1889-1964) fu una mistica agostiniana riformata, che aveva una relazione familiare con il suo angelo custode, che chiamava “fratello maggiore”. Vediamo quello che dice in alcune lettere al suo direttore, padre Eugenio Cantera: «II giorno due la madre mi regalò alcune caramelle. Mentre ero in cella, dissi all’angelo: Non vorrei che “mattacchione” [il diavolo] me le rubasse. L’angelo mi disse: Ti insegnerò a nasconderle in modo tale che non te le porti via. Prese una cassetta e mi disse: Ponile qui. Sul coperchio mise una stampa della Madre di Gesù e mi disse: Non temere: qui non può arrivare» (4 ottobre 1923).
«Il giorno 7 il mio fratello maggiore mi disse: Il nostro nonno [il padre del suo direttore] è morto. Vedendo che piangevo, l’angelo mi disse: non piangere, è stata la volontà di Gesù a portarselo via e gli ha fatto un beneficio. Chiesi all’angelo se la sua anima si era salvata e mi disse di sì, ma che era stata condotta in Purgatorio per un pò di tempo. Gli dissi che mi facevo garante per lui e che dicesse a Gesù che desse a me quello che avrebbe dovuto soffrire e che lo portasse alla gioia. Il fratello maggiore mi disse di fare la comunione per lui per nove giorni con molto fervore» (15 luglio 1919).
Il 30 maggio 1919, sul Colle degli Angeli a Madrid ebbe luogo la consacrazione della Spagna al Cuore di Gesù, attuata da re Alfonso XIII. Suor Monica di Gesù dice: «Che bel giorno! Inviai il mio fratello maggiore in aiuto al Re, e così fece, poiché si collocò al suo fianco destro» (19 giugno 1919).
Nel giorno di Natale del 1921 venne il Bambino Gesù con Maria a trovarla. Racconta: «Quanti baci diedi al Bambino Gesù che Maria teneva nelle sue broccia! Quante cose gli dissi nella Santa Notte. A conclusione dell’ottava dei re Magi, mi tolsi la medaglia che il mio angelo mi aveva dato in questa Notte Santa. Io dicevo: È molto bella, non mi va di perderla. L’angelo mi disse: Non togliertela: io l’ho portata tutti i giorni, e tu subito vuoi metterla in un angolo. La presi e la portai sempre tutti i giorni» (30 gennaio 1922).
«Nel mio giorno [di compleanno], molto presto, venne dapprima il mio fratello maggiore e poco dopo venne Gesù. E sapete cosa fece il fratello maggiore? Sempre quando viene Gesù si prostra un poco discosto, ma nel mio giorno non fece questo. Mi prese la mano e mi presentò a Gesù.
Poi venne la madre di Gesù e fece lo stesso. Poi venne nostra madre santa Monica ed ella pure mi presentò. Rimasero un poco tutti e tre; mi chiesero quanto li amassi e mi consigliarono di amare Gesù come io volevo amarlo... Tutti sorridevano alle mie parole e se ne andarono tutti insieme.
Il fratello maggiore rimase e mi diede spiegazioni. A nome di Gesù mi disse che il giorno precedente si erano confessate cinque anime per le quali da tanto tempo stavo pregando Gesù che lo facessero come regalo per me. Il fratello maggiore a sua volta mi disse: Io ho conquistato due anime per Gesù nel tuo giorno. Una non si confessava da quattordici anni e l’altra da 25. Questi furono i regali di Gesù e del mio fratello maggiore nel mio giorno» (8 maggio 1918).
Il Giovedì Santo del 1919 dalle dieci del mattino fino alle dieci e mezzo della sera del Sabato Santo fece compagnia a Gesù nel suo dolore. Racconta: «Mi paralizzava una sofferenza così grande che non mi rendevo conto di nulla di questa vita e non sapevo neppure dov’ero. Successivamente ricordo che il mio fratello maggiore, durante questo tempo di tanto in tanto mi diceva: In quest’ora Gesù si trovò in questa parte, in questa situazione o in quell’altra e tutto quanto mi diceva mi immergeva ancor più nelle pene e nelle amarezze che Gesù aveva sofferto. Mi diceva anche quando dovevo andare a compiere i doveri di comunità e cosa dovevo fare in essi, come andare al refettorio e alla penitenza... Al termine di tutto ciò venne l’angelo con il volto così allegro che sembrava un altro e mi disse: Gesù è già resuscitato. Alleluia! La sua gioia penetrò talmente nel mio spirito e in tutto il mio essere che ormai non mi rendevo conto di ciò che avvenisse, cosa facessi o dove mi trovassi. Mi ritrovai nella cella... Alle tre del mattino venne Gesù così splendente che da tutte le parti era un unico splendore, ma dalle sue cinque piaghe usciva una luce particolare» (21 aprile1919).
«Rimasi alcuni giorni a letto e il mio angelo mi condusse Gesù durante il mattino e il fratello maggiore suo [del confessore] e quello della madre portava ciascuno una candela che faceva luce a Gesù. Questo accadde I’8 e il 13; negli altri giorni scesi io a fare la Comunione. Quanto buono è il mio angelo! Quanto mi vuole bene!» (22 gennaio 1923).
«All’alba vennero i sette angeli [del gruppo delle anime vittime]. Erano molto contenti e tirai fuori le immaginette, una per ciascuno. Diedi al mio angelo quella che desideravo per lui e successivamente egli distribuì le altre. Trascorremmo un buon momento e giocarono a scommettere su chi amasse di più Gesù. E sa che la povera suor Monica, tutta di Gesù, li vinse tutti e sette?...
La vigilia degli Angeli, nella preghiera dei vespri mi stavo concentrando. Vidi tutti i fratelli maggiori di ognuna di quelle che erano nel coro. Ciò mi diede molta gioia, ma provai anche sofferenza, perché tutti erano contenti, anche se non tutti gioiosi. Chiesi il motivo di ciò al mio angelo e mi rispose che dipendeva dal fatto che alcune non pregavano con tutto il fervore che essi desideravano nelle anime» (4 ottobre 1923).
Suor Monica non solo giocava con il suo angelo, ma adempiva tutti i suoi lavori nell’orto o nel pollaio con lui. Ovunque loro due avevano un solo pensiero: Gesù e la salvezza delle anime.
Molti altri santi hanno avuto la grazia di vedere il proprio angelo custode. Fra gli altri santa Rosa da Lima, santa Angela Merici, san Filippo Neri, san Ramón Nonato, santa Brigida, san Paolino da Nola, santa Margherita da Cortona,santa Caterina da Siena...
L’angelo custode svegliava san Raimondo da Peñafort per la preghiera; alla beata Francesca delle cinque piaghe, quando ebbe una mano inferma, divideva il pane a tavola. A santa Rosa da Lima faceva da fattorino e mentre era inferma, le preparò una tazza di caffè.
Alla beata Crescenza de Hos accendeva il fuoco e guardava le pentole perché potesse rimanere più tempo in preghiera. A sant’Isidoro arava i campi mentre assisteva alla messa.
Una volta san Domenico Savio salvò suo fratello che stava per morire annegato e quando gli chiesero in qual modo si fosse lanciato per salvarlo senza saper nuotare ed essendo così debole disse «Non ero solo, era con me il mio angelo».
Per questo possiamo contare su di lui in tutto. È un amico sincero e leale, semplice e servizievole. Siamo riconoscenti e diciamogli molte volte che gli vogliamo molto bene e che siamo molto riconoscenti per la sua custodia; quanto più lo invochiamo e chiediamo il suo aiuto tanto più potrà aiutarci e benedirci. Santa Teresina del Bambin Gesù aveva per lui molta devozione e in una delle sue poesie gli dice:
O glorioso custode
del mio corpo e della mia anima,
che brilli nel cielo
pieno di luce e di splendore!
Per me scendi sulla terra
e m’illumini con la tua luce.
Ti fai mio fratello
e mio amico,
tu sei il mio consolatore. (PO 40)
Sei riconoscente al tuo Angelo?

 

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