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sabato 5 maggio 2012

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)


+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)
Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore

Dopo questo testo, cominceranno le controversie di Gesù con gli scribi e farisei, personaggi sempre presenti nei quattro evangelisti: gli scribi, persone che dedicavano tutta la vita a studiare la Sacra Scrittura. A quarant’anni, con un rito simile al nostro dell’imposizione delle mani, ricevevano ‘lo spirito di Mosè’ e quindi dal quel momento erano ‘la legge d’Israele’, la legge del sinedrio, la loro autorità era superiore a quella del sommo sacerdote e a quella del re. Quindi avevano una potenza veramente enorme. Governavano la vita politica, religiosa ed economica d’Israele; quanto dicevano era ‘legge’ di fatto. Gesù prende in mano questa loro attitudine e dice: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei…» il regno dei cieli vi viene precluso. La legge che gli scribi ostentavano sempre era l’osservanza ‘maniacale’ della legge di Mosè, una legge molto minuziosa che governava la vita in casa, la vita sociale, quella economica… quali vesti mettere quali non mettere, quali animali mangiare quali no, quali pesci prendere… obbedienza a norme esterne con la convinzione di rendere gloria a Dio. Questo è l’errore micidiale che c’era al tempo di Gesù, al tempo di Mosè, e c’è ancora ai tempi nostri. Che l’osservanza esteriore sia sufficiente e spalanchi le porte del cielo è una menzogna molto forte. L’osservanza della legge non può mai essere fine a se stessa: è sempre a sevizio di una libertà. Ecco perché Gesù diventa molto esigente e conclude questa pericope sintetizzando in modo totale, complessivo, tutta la legge, quindi il Pentateuco e i Profeti maggiori e minori che noi conosciamo, dando ‘anima’ a questa legge. Matteo elenca alcuni elementi a lui molto cari: non basta non uccidere: il sinedrio condannava alla morte perchè c’era le legge ‘occhio per occhio, dente per dente’- non basta non uccidere, ma bisogna anche non adirarsi ecc…bisogna mettere il bene del fratello al di sopradi tutto perché il bene dell’uomo va sempre messo al sopra ogni azione. Deve esserci una legge che promuove l’uomo ed aiuta l’uomo ad arrivare alla libertà interiore. Perciò Matteo ci dice: “Tu non vai all’altare perché sei a posto con la legge, non serve questo, perché la gloria di Dio è l’uomo vivente. Gesù ci lascia un solo comandamento: “Amatevi come io vi ho amato”. Se andare all’altare significa comunione totale con Dio, come vi possiamo andare se non siamo in comunione col fratello? Sarebbe scissione ed ipocrisia che inquina il fatto religioso, il condividere il Pane della vita. Quando si schiaccia la dignità di una persona, si è distrutto una creatura di Dio e non si può andare all’altare. Attingiamo al Pane della vita per avere vita in noi e per darla ai fratelli, per essere pane per il fratello, per essere vita per il fratello: “L’avete fatto a me”.


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