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sabato 5 maggio 2012

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (7,1-2.10.25-30)


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (7,1-2.10.25-30)


In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto
la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che
cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma
chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché
non era ancora giunta la sua ora.


E’ un brano composito e un po’ difficile dato che vi si presentano vari temi. Innanzitutto il rapporto di Gesù con la festa ebraica, la più importante, la Festa delle Capanne. Era prima legata al raccolto delle messi, prima dell’esilio, e poi divenuta festa del passaggio dall’Egitto ad Israele, quando la gente doveva mettersi sotto le capanne. Dunque è la festa che ancora oggi per gli ebrei è significativa. Gesù non vuole andare a questa festa. I discepoli lo volevano invece perché era un’occasione di manifestare la sua regalità ‘politica e giuridica’ come loro ancora la intendevano. Ma Gesù non è ‘il figlio di Davide’, non appartiene alla genealogia umana, e non ci vuole andare: egli è Figlio di Dio, esula da quel popolo.

E quindi quando i suoi fratelli , e qui si intende il clan di Gesù, salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Se ne deduce la resistenza molto profonda che Gesù ha. Sappiamo che al tempo di Gesù il linguaggio era molto povero, quindi per indicare un’appartenenza di clan tribale, si usa il termine ‘fratelli’.

Chi mi ha mandato è veritiero- E’ come se Gesù dicesse: “Voi dite di sapere di dove sono, ma non lo afferrate ancora.” E’ l’elemento principale che Giovanni vuol far comprendere.

Voi mi conoscete, ma non conoscete da dove vengo realmente e non conoscete colui che mi ha mandato. «Voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». E’ il capo di accusa più grosso che Gesù fa ai capi. Voi vi fermate alla conoscenza terrena, ma non siete aperti alla conoscenza reale di Dio. Voi credete di conoscere quando la vostra intelligenza è soddisfatta, ma non capite che occorre andare oltre, cercando non un discorso sul ‘vero’, ma la verità. E la verità viene sempre dall’alto, dal di fuori; la conoscenza viene dal cuore quando ci sentiamo in rapporto con l’altro. E’ il cuore che conosce. Uno sguardo rivolto al cielo costituisce la migliore indagine per comprendere la fonte della nostra salvezza.

Cercavano allora di arrestarlo…ma non era ancora giunta la sua ora.

E’ il tema dell’ “ora”, l’ora della croce come momento rivelativo fondamentale di chi è Gesù. Lo troviamo nel Vangelo di domani.

Invece nel tratto successivo, quello di oggi, troviamo il dibattito sulla messianicità di Gesù.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7,40 – 53)

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

Parola del Signore


E’ il dibattito sulla messianicità di Gesù in cui si mettono in luce aspetti già visti nei brani precedenti:

- la presunzione di coloro che “sanno”;

- il leggere ‘alla lettera’ i testi precedenti alle interpretazioni date dalla Scrittura stessa;

- la ristrettezza interpretativa che viene a danneggiare la conoscenza stessa della legge.

In poche parole comunque i dottori della Legge non riescono a cogliere l’essenza di Gesù. In realtà il verdetto è già stato pronunciato: Gesù non fa parte dei loro, non ha studiato nelle loro scuole, non si conforma alle loro interpretazioni e quindi è un eretico. Contro tutto e contro tutti, Nicodemo riporta una legge fondamentale: il dare a tutti la possibilità di parlare per difendersi dalle accuse. Ma il disprezzo per gli umili della terra impedisce ai loro occhi di vedere. Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!


Anche per noi vale questo: quante volte ci capita di confondere Dio con le nostre interpretazioni? Quante volte mettiamo le nostre opinioni al posto delle cose essenziali che riguardano lo spirito? Ma “Gesù parla come nessun altro!” Basta che lo sappiamo ascoltare. Arriveremo ad una conoscenza ‘sperimentale’ che racconta il nostro rapporto con Dio.

Il tempo quaresimale, che ormai volge verso la Settimana Santa, ci può portare non a ‘fare delle cose per Dio’, ma a scoprire, nei meandri della Parola di Dio e nel servizio verso i fratelli, chi è veramente il Signore.

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