Solo in Dio
e solo a partire da Dio
si conosce veramente l'uomo
«Ascoltiamo ancora una volta la frase decisiva: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore
conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita
per le pecore» (10,14s).
In
questa frase c'è ancora una seconda interrelazione di cui dobbiamo tenere conto.
La conoscenza reciproca tra il Padre e il Figlio si intreccia con la
conoscenza reciproca tra il pastore e le pecore. La conoscenza che lega Gesù ai
suoi si trova all'interno della sua unione conoscitiva con il Padre. I suoi sono
intessuti nel dialogo trinitario; lo vedremo di nuovo riflettendo sulla
preghiera sacerdotale di Gesù. Allora potremo capire che la
Chiesa e la Trinità sono intrecciate tra loro.
Questa compenetrazione di due livelli del conoscere è molto importante
per capire la natura della «conoscenza» di cui parla il Vangelo di
Giovanni.
Applicando tutto al nostro orizzonte di vita, possiamo dire:
solo in Dio e solo a partire da Dio si conosce veramente l'uomo. Un
conoscersi che limita l'uomo alla dimensione empirica e afferrabile non
raggiunge affatto la vera profondità dell'uomo. L'uomo conosce se stesso
soltanto se impara a capirsi partendo da Dio, e conosce l'altro soltanto se
scorge in lui il mistero di Dio. Per il pastore al servizio di Gesù ciò
significa che egli non deve legare gli uomini a sé, al suo piccolo
io.
La
conoscenza reciproca che lo lega alle «pecore» a lui affidate deve mirare a
introdursi a vicenda in Dio, a dirigersi verso di Lui; deve pertanto essere un
ritrovarsi nella comunione della conoscenza e dell'amore di Dio. Il pastore
al servizio di Gesù deve sempre condurre al di là di se stesso affinché
l'altro trovi tutta la sua libertà; per questo anche egli stesso deve sempre
andare al di là di se stesso verso l'unione con Gesù e con il Dio
trinitario.
L’Io
proprio di Gesù è sempre aperto al Padre, in intima comunione con Lui; Egli non
è mai solo, ma esiste nel riceversi e ridonarsi al Padre. «La mia dottrina non è
mia», il suo Io è l'Io aperto verso la
Trinità.
Chi
lo conosce «vede» il Padre, entra in questa sua comunione con il Padre. Proprio
questo superamento dialogico presente nell'incontro con Gesù ci mostra di nuovo
il vero pastore, che non si impossessa di noi, bensì
ci conduce verso la libertà del nostro essere portandoci dentro la comunione
con Dio e dando Egli stesso la sua vita».
(Joseph RATZINGER/BENEDETTO XVI, Gesù di
Nazaret, Città del Vaticano/Milano, Libreria Editrice Vaticana/Rizzoli,
2007, 326-328).
Grande è il tuo amore, o Dio!
Tu
vuoi aver bisogno di uomini
per
farti conoscere agli uomini,
e
così leghi la tua azione e la tua parola divine
all'agire e al parlare di persone
né
perfette né migliori degli altri.
Grande è il tuo amore, o
Dio!
Non
hai timore della nostra fragilità
e
neppure del nostro peccato: l'hai fatto tuo,
perché fosse nostra la tua vita
che
guarisce ogni male.
Grande è il tuo amore, o
Dio!
Ancora rinnovi la tua
alleanza
grazie a chi tra noi spezza il Pane di
vita,
a chi pronuncia le parole del
perdono,
a chi fa risuonare annunci di
vangelo,
a chi si fa servo dei
fratelli,
testimoni del tuo amore
infinito
che rendono visibile il
Regno.
Ti preghiamo, o Dio: fa' che queste
persone
non vengano mai
meno!