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sabato 5 maggio 2012

+ Dal Vangelo secondo Matteo(Mt 6,7-15)

+ Dal Vangelo secondo Matteo(Mt 6,7-15)
Voi dunque pregate così.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli…..
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Parola del Signore

Era prassi che ogni rabbino insegnasse ai suoi discepoli delle preghiere mnemoniche e così i discepoli di Gesù chiedono al Maestro di insegnare loro a pregare. Gesù è descritto nel Vangelo piuttosto occupato con la gente, nell’evangelizzazione, nella cura; rare volte, importantissime, nella preghiera. Premesso che nella mentalità semitico-ebraica non esisteva il termine “genitori”, ma solo quelli di padre e madre, (il papà è colui che genera, la madre è colei che partorisce) il figlio è quello che appartiene, che ‘assomiglia’ al padre – “Tuo padre e io ti cercavamo”, Gesù vuol dire, insegnare che i suoi discepoli sono quelli che ‘assomigliano’ al Padre assumendone i tratti, assumendone gli atteggiamenti, assumendone i comportamenti, che sono di accoglienza e di misericordia con le persone. Quindi insegna il “ Padre nostro” che è tutto costruito attorno a questo substrato culturale e valoriale.

Non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole”. Gesù non vuole che noi blateriamo per niente. Ma chiede di rivolgerci al Padre perché venga santificato il suo nome. Il nome era realtà fondamentale per l’ebreo, perché rappresenta l’identità, la sostanza della persona; era fondamentale per il rapporto, per l’intimità con la persona.

Gesù, inoltre, insegna a chiedere la liberazione dal bebito interiore che significa ridare la vita all’uomo. ‘Rimettere i debiti’ è espressione tecnica che significa liberare una persona che è schiacciata da qualcosa: debito morale, economico, di riconoscenza… E’ un ridare vita. Se la preghiera non dà vita, è un blaterare.

E non abbandonarci alla tentazione” – La vera tentazione del discepolo è l’apostasia cioè abbandonare la proposta evangelica: ‘non son capace, non fa per me, è troppo difficile…’ Che cosa? Quello che continuamente Gesù insegna: la logica del servizio, della bontà verso gli altri. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.
Matteo 25,31-46

Siamo chiamati a santità, ci diceva la liturgia ieri; la santità che Gesù chiede a tutti ha i volti della misericordia, quella corporale e quella spirituale.

In questa quaresima, tempo in cui lo Spirito ci ‘sospinge’ per l’incontro più personale con Dio, cerchiamo che la preghiera sia vita per noi e sia vita per gli altri. E la vita per gli altri è espressa nel modo massimo quando noi perdoniamo agli altri e anche noi siamo perdonati. Il perdono è il simbolo dell’accoglienza, dell’amore di Dio, dell’alleanza che Gesù ha stipulato nella croce, è il simbolo più importante dell’essere cristiani.


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