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mercoledì 25 gennaio 2012

Rendete diritta la via del Signore-Gv 1,19-28

Dopo di me verrà uno che è prima di me.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,19-28)

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore



Innanzitutto di fronte a questo vangelo mi sono chiesta: “Come mai ancora il discorso sulla figura del Battista che più volte abbiamo incontrato prima del Natale? Poi ho visto il contesto: si tratta del secondo pezzo del Prologo di S. Giovanni, per cui è un contesto importantissimo e viene descritta la funzione del Battista.


Sappiamo che a Gerusalemme nessuna cosa della vita cultuale poteva essere fatta senza il permesso, il timbro dei sacerdoti, dei leviti, degli scribi e farisei. Quindi qualunque cosa uscisse da questa ottica era vista con enorme sospetto. Ecco perchè mandano al Battista una delegazione per sapere perché battezzava senza avere l’autorizzazione da parte delle autorità religiose del tempo. Erano appunto i sacerdoti, la casta più alta di discendenza di Aronne; poi i leviti della tribù di Levi che avevano la funzione di sorvegliare nel tempio per cui avevano la funzione di arrestare il Battista anche.


La domanda importante «Tu, chi sei?».

· Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo» 5 parole

“Non sono” – Viene in mente “Io sono Colui che sono” Era la formula della presentazione di Iahvè nell’Antico Testamento.

· «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?»

«Non lo sono» 3 parole

Elia era visto come quello che avrebbe preparato la via al Messia. C’èra quella comprensione che quando il Messia sarebbe arrivato sarebbe stato preceduto da Elia, quindi se fosse stato tale personaggio significava che era giunto il tempo messianico.

· «Sei tu il profeta?» Si pensava in particolare a Geremia, ma il Battista rispose in modo repertorio: «No» 1 parola


Ed esse, queste caste, tirano un respiro di sollievo perchè se fosse veramente arrivato il Messia, o Elia, o un profeta voleva dire che la classe sacerdotale sarebbe stata abolita, poichè il Messia avrebbe fatto a meno di ministri, di addetti al culto, quindi essi avrebbero potuto ancora esercitare la loro funzione che non era certo di servizio al popolo, bensì di oppressione con le loro leggi inventare unicamente dagli uomini, come dirà S. Paolo.

«Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?»

E la risposta molto forte e significativa:


«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».


Ma Isaia non dice così, egli dice: “Preparate la via del Signore”!


E’ diverso perché Isaia aveva tutto un lavoro da fare: preparare

Ma a rendere distorta questa via è proprio la classe del sinedrio del tempo, sono proprio queste autorità che, anziché rendere facile il culto al Signore e rendere il rapporto con Dio disponibile ed immediato, lo hanno complicato.


Il rapporto con Dio non va complicato, va semplificato. “Vi lascio un comandamento nuovo: che vi amiate…”


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